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Descrizione

Spilinga è situata nella parte centro-occidentale della Provincia di Vibo Valentia, alle pendici del Monte Poro, nell'entroterra di Capo Vaticano, al margine di un terrazzo delimitato dai valloni che confluiscono a formare la fiumara della Ruffa, confina con Joppolo, Nicotera, Limbadi, Rombiolo, Zungri, Drapia e Ricadi

Il toponimo deriverebbe dal greco "speelugga", col significato di grotta. Il termine non attestato in Grecia si rifarebbe a una forma classica "spelugx" con lo stesso significato. La parola in questione si riscontra sia in Aristotele che in Teocrito. Il toponimo Spilinga è, comunque, ben rappresentato nella Calabria centro-meridionale.

In un diploma di Stilo del XII secolo si legge "Leon Steleggas".
L'abitato di Spilinga nacque dopo la distruzione dell'antico Condrochilione, situato nella vallata bagnata dal torrente Ruffa, gli abitanti, costretti ad abbandonare il loro villaggio, trovarono rifugio alle pendici del Monte Poro costruendo l'attuale paese.

In splendida posizione sul Monte Poro, si erge a circa 450 metri di altitudine, è la culla della'Nduja, insaccato di carni varie assai piccante, ottenuta dalla miscela di carni suine sapientemente impastate con abbondanti dosi di peperoncino rosso di Calabria (dole e piccante) finemente macinato, con l'aggiunta di sale

Prodotti tipici di Spilinga

La maggiore notorietà del Comune di Spilinga, comunque, proviene dalla 'nduja, un particolare insaccato etimologicamente legato ad una specialità francese.

L'origine resta ancora da accertare, secondo alcuni sarebbe stata introdotta dagli Spagnoli nel cinquecento assieme al peperoncino, ma come suggerisce il termine ricorda un insaccato Francese che potrebbe essere stato importato nel periodo Napoleonico (1806-1815), infatti sembra che Gioacchino Murat Vicerè di Napoli e cognato di Napoleone, abbia ordinato la distribuzione gratuita di un salame simile alla 'Nduja per ingraziarsi i Lazzari dello Stato partenopeo.

La 'nduja (dal francese andouille) è un famoso insaccato di maiale, certamente inventato con l'introduzione del peperoncino che non è soltanto condimento, o conservante, ma elemento caratterizzante. La 'Nduja è un salume tradizionale di una precisa e circoscritta area geografica che oggi viene presentato come prodotto originario ed esclusivo della Calabria e costituisce infatti uno degli elementi base di una recente e, per molti versi, inattuata unità alimentare della regione.

Anche se negli ultimi anni viene prodotta in numerosi paesi della regione, il Comune d'elezione resta Spilinga. La 'Nduja si prepara con la carne di maiale e il "grasso di scarto", quel grasso che non viene utilizzato per la sugna, le salsicce e la soppressata. Si tratta, in pratica, del grasso ricavato dal sottopancia, dalla spalla, dalla coscia. Il grasso veniva, e viene ancora oggi, macinato con crivelli a buchi stretti girati a mano. La pasta formata da grasso e carne di maiale viene mescolata con il peperoncino rosso, secco, piccante, anch'esso tritato con le macchine usate per il grasso.

La 'nduja vera e propria è quella conservata nel budello cieco detto orba, Orba (da orbus, cieco) è, infatti, anche il termine adoperato per indicare la 'nduja. Si può mangiare dopo 15-20 giorni di stagionatura ed anche dopo un anno, rimanendo inalterati i caratteri organolettici e la consistenza pastosa conferitale dal grasso. Essa ha costituito un elemento centrale all'interno della "cucina povera" dei contadini del posto e di un regime alimentare prevalentemente vegetariano, a base di erbe selvatiche, di ortaggi e verdure (pomodori, peperoni, ecc.), legumi, soprattutto i fagioli del Poro.

Oggi la 'nduja viene adoperata non solo per condire erbe, verdure, legumi, minestre, ma anche ragù, pasta industriale come gli "spaghetti alla 'nduja" e la pasta fatta in casa, vedi i caratteristici "fileja". Nei panini viene spalmata, per la sua morbidezza, come fosse mostarda o maionese, ma il suo uso è diventato caratterizzante per la pizza, sui crostini, sulle bruschette e nei toast. Per le sue caratteristiche alimentari, per il particolare sapore, per la gradevole piccantezza si va affermando come uno dei più atipici e originali prodotti tipici calabresi.

La 'nduja, insaccato grasso e piccante, tenero e forte, pur originariamente legato ad una situazione di precarietà alimentare ed a una cucina povera, rivela una fantasiosità e una capacità d'invenzione e di elaborazione alimentare che oggi vengono riconosciute e apprezzate fuori dai confini della Calabria.

Alimento povero nato dalla necessità dei contadini di sfruttare la carne suina che rimaneva loro dopo aver destinato ai proprietari terrieri le parti più pregiate, la 'nduja anticamente si afferma oltre per il suo valore nutritivo, per quello terapeutico dato dall'abbondante presenza di peperoncino mescolato alla carne. La 'nduja oggi ha successo perché esce fuori dagli schemi dell'insaccato classico, in quanto si spalma invece di essere affettato; si degusta come antipasto spalmato sul pane o sui crostini e serve a preparare alcuni primi piatti classici come la “fileja alla 'nduja” e i fagioli con la 'nduja. E' un paté molto versatile che può rientrare anche in un contesto elegante di degustazioni con vini ed oli pregiati. Essa rappresenta i sapori forti della Calabria, gode di un'immagine sana, che trasmette valori positivi e che può legare la sua affermazione a quella del territorio in cui è nata.

La 'nduja è un insaccato prodotto con carne e grasso del suino con l'aggiunta di sale e peperoncino piccante. Il rapporto tra carni suine e peperoncino è variabile, generalmente a 2 Kg di carne si mescola 1 Kg di peperoncino, ma tale rapporto può aumentare fino a 3/1. Il sale viene aggiunto con una percentuale del 3% circa sul totale. Essa ha consistenza cremosa, sapore fortemente piccante ed un profumo caratteristico, intenso e naturale, la forma vagamente cilindrica, ha un peso oscillante fra uno e due chilogrammi. La qualità delle carni utilizzate influenza le caratteristiche organolettiche del prodotto finito. E' convinzione comune che l'allevamento del maiale debba corrispondere agli usi tradizionali. Perciò è preferibile che la stabulazione sia all'aperto, che nell'alimentazione si privilegino cereali, legumi, ghiande, crusca e gli avanzi di ortaggi e frutta. Non bisogna eccedere con brodaglie o siero di latte, i fichi, pur disponibili, vanno somministrati con parsimonia ed era usanza comune, e spesso lo è tuttora, alimentare il suino con fave e ceci un mese prima della sua macellazione.

Il peperoncino riveste un ruolo considerevole nella preparazione della 'nduja. Esso è ottenuto da piante esclusivamente coltivate sull'altipiano del Poro. Due sono le varietà, denominate localmente “di Spilinga”: la prima ha forma allungata, colore rosso e sapore piccante, la seconda, invece, ha forma tonda, colore rosso e sapore dolce. Entrambi vanno miscelati e dal loro dosaggio si ottengono tante differenze di gusto della 'nduja.

L'8 agosto di ogni anno segna l'appuntamento celebrativo del prodotto tipico spilingese con la Sagra della 'Nduja (ed altri eventi correlati) divenuta ormai un evento culturale con l’anteprima "Ndujamo" un talk-show che si svolge i giorni che precedono la sagra, una serie di eventi che richiamano numerosi turisti da Capo Vaticano e da tutta la costa.

Spilinga

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