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Descrizione

La storia moderna dei due Bronzi inizia il 16 Agosto del 1972, quando, in seguito a una vicenda dai risvolti ancora non completamente chiariti, presso la località Porto Forticchio di Riace Marina, furono ritrovate due statue in bronzo, apparentemente senza nessun reperto coevo nei dintorni.

Due millenni in fondo al mare, oggi un patrimonio dell’umanità da scoprire al MArRC di Reggio Calabria.

Dopo il recupero, le statue vennero avviate a un primo restauro, che fu realizzato tra il 1975 e il 1980 a Firenze. Due furono gli obiettivi dell’intervento: pulizia e conservazione delle superfici esterne. La rimozione della terra di fusione fu portata avanti nel laboratorio di restauro posto nel Museo di Reggio negli anni 1992-1995, e finalmente conclusa nell’ultimo intervento eseguito tra gli anni 2010 e 2013 nella sala allestita appositamente presso la sede del Consiglio Regionale della Calabria, poichè il Museo in quegli anni rimase chiuso per un lungo lavoro di ammodernamento. Le due statue, denominate “A” e “B”, e ribattezzate a Reggio come “il giovane” e “il vecchio”, sono alte rispettivamente 1,98 e 1,97 m, e il loro peso, originariamente di 400 kg, ora è diminuito a circa 160 kg, in virtù della rimozione della terra di fusione. Oggi sono esposte al pubblico presso il Museo Archeologico di Reggio Calabria.

Sulla loro datazione, sul luogo, su chi li abbia ideati e quali personaggi greci rappresentino i Bronzi di Riace, esistono ben dodici ipotesi accreditate di studiosi da ogni parte del mondo... tutte diverse fra di loro. Questo aumenta di più il fascino e il mistero attorno ai due Eroi!

Lo Jonio e il Tirreno, i due mari calabresi, conservano ancora tanti tesori da portare alla luce. Il ritrovamento dei Bronzi di Riace non è certo un caso isolato. Nelle acque di Porticello (Comune di Villa San Giovanni, quindi a pochi chilometri da Reggio) furono rinvenuti nel 1969 altri importantissimi reperti, ovvero La Testa di Basilea e La Testa del Filosofo, oggi conservate al MArRC nella stessa sala dei Bronzi di Riace, andando a costituire una piccola ma la più importante collezione di bronzi greci del V secolo a.C. al mondo. Ma non finisce qui. Le acque antistanti Punta Calamizzi a Reggio (oggi nota come area del Tempietto) celano ancora i resti del Tempio dedicato ad Artemide (identificato nel 2007 da una spedizione subacquea), di cui sono state localizzate le colonne. Anche le acque antistanti l'antica Kaulon (oggi Monasterace Marina) celano ancora tanti tesori, tra cui colonne di Templi e resti di abitazioni antiche.

CURIOSITà

-I Bronzi di Riace sono raffigurati nella posa a chiasmo, tipica dell’epoca greca classica.

-Il loro stile esclude la fattura attica, ma rimanda a stilemi dorici, propri del Peloponneso e dell’Occidente greco.

-In epoca romana, il Bronzo B fu danneggiato: si determinò la rottura del braccio destro, del quale, fatto unico a nostra conoscenza, fu eseguita una seconda fusione dopo averne fatto un accurato calco.

-E’ certo che una nave trasportava i bronzi di Argo, ma non è detto che fossero soltanto due. Forse la nave apparteneva a un convoglio che trasportava un intero gruppo di statue, la cui sorte è ancora sconosciuta.

-Le due statue raffigurano due opliti, anzi un oplita (Bronzo A) e un re guerriero (Bronzo B).

-Le due statue vengono chiamate “A” e “B”, e ribattezzate a Reggio come “il giovane” e “il vecchio”, sono alte rispettivamente 1,98 e 1,97 m, e il loro peso è circa 160 kg.

-I due Bronzi di Riace sono stati realizzati per essere guardati insieme, essendo volutamente molto simili, anche se non identici.

-I Bronzi di Riace sono opere originali della metà del V secolo a.C., con somiglianze tra loro talmente evidenti da rendere sicura la loro ideazione e realizzazione da parte di un medesimo Maestro.

-I bronzi furono ritrovati il 16 Agosto del 1972 presso la località Porto Forticchio di Riace Marina, apparentemente senza nessun reperto coevo nei dintorni. La vicenda del ritrovamento ha risvolti ancora non completamente chiariti.

-La località del ritrovamento è posta presso un porto mai studiato scientificamente, ma che sembra essere attivo già dall’epoca greca.

-Come hanno fatto i due bronzi ad arrivare nel mare della Calabria resta tuttora un enigma. All’inizio si ipotizzò che i due bronzi fossero stati gettati in mare dall’equipaggio di una nave in difficoltà per il mare grosso, ma nelle campagne di rilevamento successive si ritrovò un pezzo di chiglia appartenuta a una nave romana di età imperiale.

-Il loro recupero fu eseguito con una leggerezza imbarazzante e con mezzi non appropriati, al punto che venne “dimenticato” sulla spiaggia un grosso pezzo di ceramica tardo antico, posto tra l’avambraccio destro e il torace del Bronzo A per impedire che il braccio stesso potesse danneggiarsi durante il trasporto.

-Dopo il recupero, le statue vennero avviate a un primo restauro, che fu realizzato a tra il 1975 e il 1980 a Firenze, con gli obiettivi di pulizia e conservazione delle superfici esterne.

-Le due statue sono state certamente eseguite ad Argo, nel Peloponneso, come ha dimostrato l’esame delle terre di fusione eseguito dall’Istituto Centrale del Restauro di Roma.

-Trattandosi di un gruppo di statue poste ad Argo, si ipotizza che i Bronzi abbiano a che fare con il mito dei Sette contro Tebe, narrato da molti poeti e tragediografi antichi, tra cui Eschilo.

-Al momento del ritrovamento, le statue erano piene di terra, la cosiddetta terra di fusione, che, impregnata da secoli di salsedine, stava mangiandosi le statue dall’interno. La terra è stata estratta passando dai fori nei piedi grazie a ablatori dentistici ad ultrasuoni, pinze flessibili, spazzole rotanti, tutti controllati da microtelecamere che inviavano su un monitor immagini dell’interno delle statue, ingrandite da tre a sei volte.

Bronzi di Riace

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  • 27 Luglio 2024 7:28 ora locale

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