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A Cosenza, alla ricerca del leggendario tesoro di Alarico sepolto sotto il fiume

Venticinque tonnellate d’oro e 150 d’argento, oltre a gioielli, monete e preziosi di ogni tipo. E' questo il tesoro di Alarico, il re dei Visigoti seppellito con il suo cavallo e l'intero bottino alla confluenza dei fiumi Crati e Busento, a Cosenza. Ed è lì che, leggenda vuole, sia rimasto sepolto dal 410 dopo Cristo fino ad oggi il più grande tesoro perduto della storia dell’umanità.

Alarico era di ritorno dall'assedio di Roma con un enorme bottino. Si narra che dalla città Caput mundi siano stati trafugati tesori di ogni tipo, dalla Menorah di Mosè sino agli ori dell'imperatore Tito. Beni dal valore inestimabile che, secondo tradizione funeraria dei Goti, sarebbero sepolti assieme al loro re in un luogo inaccessibile, ovvero il letto del fiume Busento di Cosenza, dove il barbaro morì improvvisamente mentre si dirigeva forse in Africa.

Leggenda vuole che per scavare la tomba il fiume venne temporaneamente deviato e che tutti gli schiavi coinvolti nei lavori vennero uccisi per impedirgli di rivelare il luogo preciso del bottino. Un mistero che continua ad affascinare, e che probabilmente rimarrà tale per sempre. Nel 2015 è stata annunciata la prima «caccia al tesoro» con la bonifica degli argini del fiume Busento e le ricerche con droni, georadar, telerilevamento e prospezioni geofisiche alla ricerca del sito archeologico. Poi nel 2016 è arrivato da Roma il no agli scavi per mancanza di prove.

Verità o mito che sia, alla confluenza dei fiumi oggi si trova la statua del re dei Goti di Paolo Grassino, punto di partenza di un affascinante tour alla scoperta della storia e della cultura della città, dalle sue origini nel 356 avanti Cristo sino al novecentesco Teatro Rendano, passando per il maestoso Castello Svevo edificato dai Saraceni sui ruderi dell’antica rocca bruzia.

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